Mentre i dati dello studio “Sentieri” ufficializzano la drammaticità della situazione c’è chi tende a minimizzare la realtà
Di Francesco Castellini – Aria avvelenata nella Conca. Terni, nonostante sia inserita in un contesto ambientale unico per la sua bellezza, oggi è diventata una città ad altissimo rischio di salute. L’inquinamento industriale, le discariche di materiali speciali, e gli inceneritori aperti ed in fase di apertura grazie allo “sblocca Italia” varato dal Governo Renzi (che potrebbero fare della seconda città dell’Umbria il polo preferenziale per la distruzione dei rifiuti negli alti forni per tutto il Centro Italia), tutto ha concorso e concorre ancora a rendere “maledetto” quello che una volta era considerato il cuore verde d’Italia. E anche se se ne parla poco e a malavoglia, i cittadini lo sanno che molte cose non girano come dovrebbero. Chi non ha avuto in famiglia qualcuno che si è ammalato di tumore? Chi non ha almeno un amico scomparso per malattie del genere? A Terni purtroppo tutti. Una questione pesante, tenuta sopita per anni, spesso colpevolmente taciuta, tanto che recentemente solo il Movimento Cinque Stelle ha parlato di “negazionismo ambientale”, contro il quale si era sollevata in passato la voce solitaria del consigliere d’opposizione Enrico Melasecche.
E in effetti, a ben vedere, la classe politica e le autorità preposte ai controlli e ai monitoraggi dell’ambiente, hanno spesso dato l’impressione di voler avvalorare un quadro molto più rassicurante rispetto a quello reale, mentre purtroppo covavano sotto la cenere delle vere e proprie emergenze. Una di queste è l’incidenza tumorale nella popolazione.
Tutto sta scritto nero su bianco nel rapporto “Sentieri”, lo studio epidemiologico sui siti inquinati di interesse nazionale (Sin), finanziato dal Ministero della Salute e coordinato dall’Istituto superiore di Sanità, che evidenzia l’eccesso di mortalità e patologie tumorali in tutta la Conca, tanto da porla fra le città d’Italia in cui si registra il maggior numero di decessi per motivi ambientali. Tra il 1996 ed il 2005 a Terni si sono ammalati di tumore 3.736 uomini e 3.089 donne; nel primo caso si è registrato un tre per cento in più rispetto alla media nazionale e così nel secondo. “La causa di una mortalità al di sopra della norma per gli uomini è, soprattutto, il tumore alla trachea, ai bronchi e al polmone, tutte malattie associate all’inquinamento dell’aria, oltre al tumore della pleura che molto spesso è legato all’esposizione all’amianto, così come il morbo di Hogdkin, che molti scienziati collegano alle emissioni degli inceneritori. Tra le donne si è osservato un eccesso di mortalità per tutti i tumori e per le patologie dell’apparato digerente” – spiega lo studio scientifico. E va da sé che in tutti i siti ad alto tasso di inquinamento sono i bambini i più colpiti, esposti al rischio fin dai nove mesi di gestazione nella pancia della mamma.
E’ proprio il loro metabolismo accelerato ad esporli più degli adulti. Un lattante assume liquidi 7 volte di più e respira doppi volumi di aria rispetto ad un adulto! Nei bambini l’eliminazione delle sostanze tossiche è più lenta per un’immaturità fisiologica. E in questo caso le sostanze nocive causano un danno maggiore trattandosi di organi in via di sviluppo. Tanto che fra quelli che crescono vicino alle aree contaminate, già nel primo anno di vita, si riscontra un rischio di morte più alto del 4%. Su un periodo di 10 anni, nei siti contaminati del Ternano, sono stati registrati circa 700 casi di tumori maligni tra i ragazzi di età compresa tra 0 e 19 anni (più di 1.000 casi includendo anche i giovani adulti, 0-24 anni). Con picchi nelle realtà più compromesse della mappa dei veleni. Un allarme stigmatizzato da eminenti medici. Fausto Roila, direttore di Oncologia dell’ospedale di Terni, Massimo Ceccobelli, consigliere dell’ordine dei medici di Terni, Pino Donzelli, presidente dell’ordine dei medici di Terni, Massimo Formica, responsabile di Isde medici per l’ambiente di Terni, Annibale Biggeri, presidente di Epidemiologia e prevenzione e professore di Statistica medica dell’università di Firenze, tutti all’unisono hanno confermato questa tesi: “Terni è una nuova Taranto, i tumori sono in aumento e sono connessi con l’inquinamento ambientale”.
Il 13 maggio dell’anno scorso su Rai Radio Uno è andata in onda una puntata di “Restate Scomodi” in cui esperti hanno confermato quello che in pochi andavano denunciando. Venne registrato un episodio che sollevò profondi timori, le contaminazioni dei prodotti alimentari. Ci fu la conferma che quattro campioni di olive, prelevate in diverse aree, erano avvelenati. Nel nocciolo e nella polpa il livello di cromo, nichel e altri metalli pesanti, era dalle due alle dieci volte superiore rispetto a limiti di attenzione assimilabili, fissati dai regolamenti Ue per gli olî. La cosa singolare è che questo monitoraggio non è stato compiuto dalle autorità sanitarie, ma si era trattato di uno studio commissionato dalla testata giornalistica Gr1 della Rai ad un istituto di ricerca toscano. Uno studio che, tuttavia, è stato pesantemente contestato dalla Asl e dal Comune di Terni per le modalità con le quali è stato effettuato e anche per i risultati ottenuti. Le aree di prelievo erano quattro oliveti rispettivamente accanto, a nord, sud ed est dalla discarica, quella di vocabolo Valle, dove sorge il mega immondezzaio delle acciaierie.
E sempre rimanendo in tema di informazione ai temi ambientali è dedicato un ampio spazio nel libro inchiesta “Chi comanda Terni” di Claudio Lattanzi. «I dati sull’incidenza tumorale a Terni sono estremamente seri e gravi – sottolinea il giornalista-scrittore -. Il punto di riferimento è ancora rappresentato dallo studio “Sentieri” da cui sono emerse statistiche allarmanti soprattutto per le patologie legate all’esposizione all’amianto. Legambiente ha certificato che Terni è la settima città più inquinata d’Italia. Oltre alla presenza delle acciaierie, questa è la città in cui, per un decennio, sono stati in funzione tre inceneritori e dove è stato possibile costruire una galleria sotterranea, quella del Tescino, lungo la Terni-Rieti, che corre sotto alla gigantesca discarica della ThyssuneKrupp, in cui vengono riversate ogni anno 600 mila tonnellate di scorie provenienti dalle acciaierie».
Lattanzi non risparmia critiche neppure agli enti preposti al controllo, alla prevenzione e al monitoraggio ambientale. «L’Arpa – afferma lo scrittore – è coinvolta, tramite suoi dirigenti, in procedimenti penali per alcuni gravi episodi che si sono verificati anche nella Conca. Nel libro parlo del curioso caso di una strana commistione messa in luce dall’Osservatorio indipendente sulle esposizioni del polo di incenerimento di Terni. L’Osservatorio è nato per iniziativa del Comitato no inceneritore e dell’Isde Umbria, cioè l’associazione dei medici per la salute ed ha segnalato che, dal 2006, l’Arpa regionale aveva costituito un consorzio insieme alla società proprietaria dell’inceneritore Printer, la Tecnocentro srl. Come è stato possibile poi che Arpa negli stessi anni svolgesse il monitoraggio sui tre impianti di incenerimento e commissionasse l’analisi delle diossine proprio ad Isrim, all’epoca di proprietà di Tecnocentro (proprietario a sua vota di Printer), Comune di Terni (proprietario dell’inceneritore Asm) ed altri?”. Nel 2009, l’Arpa in sede di conferenza di servizi aveva dato parere favorevole per una autorizzazione valida dieci anni alla stessa Printer. Non è un esempio plateale di conflitto d’interesse? E come è possibile che neanche un consigliere comunale o provinciale, un assessore o un sindaco non abbiano mai sentito l’esigenza di dire una parola o chiedere spiegazioni all’Arpa?».
Altri retroscena emergono dal libro di Claudio Lattanzi, che rende così estremamente chiaro il quadro di come a Terni ci sia chi preferisce fare la politica dello struzzo, mettendo la testa sotto la sabbia. A lui abbiamo rivolto la domanda: Ma perché a Terni si continua a far finta di essere sani? Claudio Lattanzi non ha dubbi: «La sovranità limitata di Terni è la chiave di lettura per comprenderne la complicata identità, economica, politica e psicologica. Dalla fine dell’800 ad oggi le chiavi dell’economia sono in mano ai proprietari dell’acciaieria. Dagli anni ’70 il controllo della politica è affidato ad un ceto “autoreferenziale”, che secondo me non può vantare nessuna vera autonomia. In questa mia inchiesta emerge il ruolo svolto da rappresentanti periferici che rendono conto a centri di potere esterni e quello di uno Stato italiano che non sembra avere alcun potere contrattuale per costringere i tedeschi ad una seria bonifica delle aree come è invece avvenuto nella Ruhr. O forse, è la domanda da farsi, sollevare l’allarme ambientale significherebbe rendere più complicata la vera questione che rimane sullo sfondo di Terni come un pensiero ricorrente, ansiogeno e rimosso dal dibattito pubblico, ovvero il non voler creare ostacoli a chi fosse intenzionato a rilevare la grande fabbrica quando i tedeschi venderanno».
E intanto a Terni si continua a respirare veleno e omertà.